CINEMA
FEDERICO FELLINI, INTERVISTA IMMAGINARIA
Beppe Valperga
Non voglio dimostrare niente. Voglio mostrare.
Come per caso, mentre cercavo un libro, mi è capitato in mano il catalogo di una mostra di Nino Za – ovvero Giuseppe Zanini, tra i più grandi pittori caricaturisti del secolo scorso – ho riletto con piacere la sua dedica “A Valperga con tanta simpatia. Za, Torino 27 – 9 – 1986” e rivisto la mia caricatura che tracciò in quel momento.
Un bel giorno, indimenticabile e – e tu lo sapevi che sarei apparso subito, vero Beppino? – sento la voce con un tono ironico e vedo al mio fianco la figura inconfondibile e imponente di Federico Fellini.
- Lo speravo Maestro, lo speravo perché…
Fellini – Perché vorresti farmi una delle tue interviste immaginarie. Sai che potrei sparire subito?
- Sì, spero di no, però so quanto sia stato importante per Lei Nino Za, tanto che intervenne quel giorno di novembre all’inaugurazione della mostra.
Fellini – Cosa vorresti sapere? Mi guarda serio, la voce quasi un soffio, ma decisa.
- La Sua è stata una vita intensa.
Fellini – Come dissi, la mia è una vita fantastica; quando entro nel teatro di posa, è come se scrivessi una storia. Vera. L’altra non esiste. È qui che io divento Federico, non Federico Fellini, il regista. Mi identifico nel mio lavoro. Fuori mi pare sia una specie di sogno. Vorrei fare quell’accidente che mi pare e che tutti fossero contenti. Permetti che mi citi? Una battuta di Otto e mezzo: La felicità è poter dire la verità senza far piangere nessuno.
- Le è riuscito straordinariamente bene, Maestro.
Fellini – Non avrei mai potuto sperare tanto: faccio quello che voglio, ho un lavoro che è un gioco, continuo a fare burattini come quando avevo otto anni e mi diverto sempre.
- E la scelta delle comparse, delle facce, “le facce di Fellini” disse qualcuno un tempo.
Fellini – In genere la tappezzeria umana di un mio film è il mezzo più sicuro, l’elemento più preciso per penetrare il senso del film stesso.
- Tutto vero?
Fellini – Mi sono inventato tutto: un’infanzia, una personalità, delle nostalgie, dei sogni, dei ricordi, per poterli raccontare. Amo molto il movimento intorno a me. È senza dubbio la ragione principale per cui faccio dei film.
- Ha preso un Oscar meritatissimo. La Sua fama non ha confini. Per ritirarlo ha preso l’aereo, Lei che detesta volare.
Fellini – Sì, è andata così.
- Se non avesse fatto il cinema, quale strada avrebbe voluto percorrere?
Fellini – Il cinema somiglia moltissimo al circo. È probabile che, se il cinema non fosse esistito, io non avrei incontrato Rossellini e, se il circo fosse ancora un genere di spettacolo d’una certa attualità, mi sarebbe piaciuto molto essere il direttore di un grande circo, poiché il circo è esattamente un miscuglio di tecnica, di precisione e d’improvvisazione.
- Si sa che i film di Fellini, come qualcuno ha sostenuto, sono di particolare complessità, tanto che ogni dettaglio è importante. Aggiungerei che per parecchi aspetti non sono stati compresi e devono essere studiati con attenzione.
Fellini – Non voglio dimostrare niente. Voglio mostrare. Credo che non potrei vivere senza fare dei film. Mi dispiace di non aver girato un maggior numero di film.
- Un consiglio per capire?
Fellini – Credo che ognuno debba trovare la verità per proprio conto. È assolutamente inutile preparare un ragguaglio destinato a una folla, o fare un film che contenga un messaggio per tutti. Non credo possibile parlare a una folla. Che cos’è infatti una folla? È un insieme di vari individui, ognuno dei quali ha una propria realtà. Anche per questo i miei film non hanno mai una soluzione definitiva. Credo che un bel film debba avere dei difetti. Devono esserci degli errori, come nella vita e come nella gente. Non credo nella bellezza come cosa perfetta, se non forse quella degli angeli. Una bella donna è attraente solo se non è perfetta.
- Giulietta Masina è stata fondamentale per Lei, la donna della vita, un bellissimo rapporto.
Fellini – Sì.
- Giulietta Masina è stata generosa con Lei regista come attrice.
Fellini – È vero, una bravissima attrice. In Giulietta come Gelsomina, questo è l’unico esempio in cui ho costretto un’attrice, che ha un temperamento esuberante, aggressivo, un po’ pirotecnico, nella parte stilizzata d’una creatura schiacciata dalla timidezza, con un lumicino di ragione e di gesti sempre al limite tra la caricatura e il grottesco. Ora però ti saluto.
- Grazie, Maestro
e, mentre lo dico, vedo attorno a Fellini un gruppo di clown seri e immobili, tra loro spicca Gelsomina con un piccolo, accennatissimo sorriso.
L’immagine si dissolve. Dopo qualche minuto ripongo a posto il catalogo di Nino Za.
(Le parole di Federico Fellini sono citazioni tratte da interviste)