CULTURA
CHARLES AZNAVOUR, PICCOLO GRANDE UOMO DI PACE
Patrizia Foresto
“Non ho voglia di essere il più ricco del cimitero e nemmeno ho voglia di morire !”
Charles Aznavour, l’indimenticabile chansonnier e attore franco-armeno, artista poliedrico, poeta della vita e dell’amore con oltre trecento milioni di dischi venduti nel mondo e più di milleduecento canzoni che formano il suo repertorio con cui ha scavalcato oceani oltre ogni confine, raggiungendo il cuore e la coscienza di tutti nella lingua universale dell’amore. Un uomo che ha fatto della sua arte e del suo talento un mezzo per entrare in dialogo con tutti ma anche un uomo di pace e di condivisione, con un interesse costante ai tanti bisogni del popolo armeno delle sue origini, profondamente ferito da secoli di guerre, conflitti, dolori, stragi, lacrime e sangue. Dal 1995 è stato Ambasciatore itinerante per l’Armenia presso l’Unesco e nel 2004 venne proclamato eroe nazionale d’Armenia e Ambasciatore Onu per il suo impegno politico ed umanitario continuo e fattivo a favore della gente della sua mai dimenticata terra d’origine, infaticabile e silenzioso artefice di concreti aiuti per una popolazione bisognosa e ferita nel profondo. Nato a Parigi nel 1924 ben sapeva di avere un cuore francese in cui scorreva sangue armeno. Ricevette l’ambita onorificenza della Legion d’onore francese “per il lustro dato alla Francia” , a lui che era la Francia internazionalista, terra di accoglienza, a lui che era “uno dei volti della Francia”, come lo definì il Presidente Macron durante la cerimonia funebre. Tanti i premi ed i riconoscimenti a lui attribuiti nella sua lunga e generosa vita, che si concluse nel 2018 a 94 anni: una vita la sua spesa per gli altri, a favore di chi non ha conosciuto la sua fortuna perché la gente lo interessava, la vita lo incuriosiva. Come non pensarlo più che mai oggi, tempo in cui la sua amata terra sta nuovamente patendo gravi sofferenze, stretta nella morsa di una guerra impietosa che pare non avere fine e che Aznavour avrebbe voluto certamente cancellare dalle pagine dei libri di storia e dalle cronache di oggi. Un antico e sanguinoso conflitto territoriale mai risolto, quello che si sta svolgendo ancora oggi, sotto gli occhi di tutti, nel Nagorno Karabakh, la piccola regione montuosa in cui si combatte tra gli alleati turco- azeri e gli armeni cristiani, ma di cui poco si parla e poco si conosce. Nel 1988 creò la Fondazione ‘Aznavour per l’Armenia’ a sostegno del suo Paese. “Gli agricoltori – diceva – vivono della loro terra. In Paesi distrutti la prima cosa è dare il pane ai contadini. Voglio far comprare ciò che serve ai coltivatori armeni, ciò che loro non possono acquistare da soli. L’associazione da me fondata in Armenia provvederà in tempo perché possano seminare il grano o altro”. Nel 1992, a seguito di una fase del conflitto che si protrae ormai da circa trent’anni con continui bombardamenti aerei, si fece carico di pagare il viaggio aereo verso la Francia ai tantissimi connazionali che fuggivano da quegli orrori.
Nel 1989 compose una celebre canzone, un singolo di beneficenza, ‘Pour toi Armènie’ che fece il giro del mondo ed i cui proventi andarono alla ricostruzione dopo il terribile terremoto di Spitak che colpì l’Armenia nel 1988. Era cittadino del mondo come lui stesso amava definirsi, grazie anche alla sua formidabile capacità di parlare fluentemente sette lingue, cosa che gli consentiva di entrare ancor più facilmente in sintonia con il suo pubblico e con la gente che amava incontrare, gente comune, nella sua quotidianità. Erano sempre incontri indimenticabili, anche se brevi, quelli che si vivevano con lui perché nati da un cuore sincero capace di comprendere e condividere dolori e gioie altrui. La sua amicizia nel 1946 con Edith Piaf, la famosa ed indimenticata cantautrice francese, segna la sua vita di artista perché vede l’inizio in Francia, in America ed in Canada della sua inarrestabile carriera, una travolgente ascesa planetaria fatta di successi e di condivisioni. Memorabili le sue esibizioni all’Olympia di Parigi, dove ha ricevuto gli onori attribuiti ad una star. Mai questo piccolo grande uomo, piccolo soltanto per la sua statura, ha pensato a capitalizzare, a tenere per sé la sua fortuna fosse anche il più piccolo dei successi. Chiarisce pienamente il concetto una sua frase rimasta celebre : “Non ho voglia di essere il più ricco del cimitero e nemmeno ho voglia di morire !” Appassionato della vita, nacque da papà Micha e da mamma Knar che videro la morte in faccia essendo scampati ad uno dei più terribili genocidi della storia, quello armeno del 1915, perpetrato dall’Impero ottomano, che costò la vita a più di un milione e mezzo di armeni, con migliaia di deportati nelle prigioni turche. Fu l’inizio di una diaspora importante, quella dei sopravvissuti, proprio come i genitori di Aznavour che in Francia trovarono una terra d’accoglienza per sé e per i loro figli. Mentre a Parigi, quel 5 Ottobre 2018, si celebravano i funerali di Stato in suo onore, tutta la diaspora mondiale armena celebrava l’amico, l’uomo, l’artista, il suo benefattore, il suo eroe. A Yerevan, capitale armena, sul pendio che la sovrasta, alla sommità di Cascade Hill, una maestosa scalinata verso la città in pietra calcarea, di fronte al biblico millenario monte Ararat, ‘la montagna del dolore’, quella che vide l’arca del diluvio universale, sorge la casa – museo di Charles Aznavour, scrigno perfetto per concerti, mostre, eventi e che custodisce tutta la sua storia ed i suoi cimeli. Sorge inevitabile e forte il desiderio di sapere cosa avrebbe fatto oggi per la sua sofferta Armenia, quali azioni e quali idee avrebbe messo in moto oggi a suo favore, lui, un suo figlio itinerante che amava definirsi un istrione, ambasciatore di messaggi di pace e di vita, incurante delle difficoltà, portavoce dei più deboli, capace di sperare e di tentare il tentabile oltre il limite del credibile.